Riflessioni sul Trattato di Lisbona e le possibilità di creare l’Europa

Firmato il 13 dicembre 2007, il Trattato di Lisbona è entrato in vigore solo il 1° dicembre 2009 e si compone del Trattato dell’Unione europea (TUE) e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Tra le novità più note del Trattato, oltre ad un aumento dei poteri del Parlamento Europeo, vi sono quelle relative alla necessità di adeguare le Istituzioni europee all’allargamento dell’UE, confermando il principio di cittadinanza europea, aggiuntiva rispetto alla cittadinanza nazionale.

Non solo: il Trattato di Lisbona ha previsto anche una clausola di uscita che definisce le procedure da seguire se uno Stato membro desidera abbandonare l’Unione, con l’assenso del Parlamento europeo. Proprio sulla base dell’art. 50 del Trattato di Lisbona il Regno Unito ha avviato nel 2018 la propria procedura per uscire dall’UE dando l’avvio alla Brexit e negoziando un accordo con l’Unione Europea per stabilire, proprio come previsto dal Trattato, le disposizioni per il suo ritiro, tenendo conto del quadro per le future relazioni con l’Unione.

Fonte: Il Sole 24 ORE

Il trattato, però, non è stato seguito da un serio progetto di revisione del concetto di cittadinanza all’interno dell’Unione e precedentemente da una profonda riflessione sul senso di questa comunità di questo orizzonte comune, che fosse propedeutica al cambiamento delle istituzioni dei nostri paesi. Risulta evidente infatti che senza una seria devolution, una cessione del potere in seno ai vari stati nazionali a favore di un Parlamento Europeo che accentri su di sé la maggior parte delle competenze vitali per una qualsiasi comunità politica e, soprattutto, senza un autentico Governo Europeo che metta in ombra i singoli governi nazionali, sottraendogli moltissima capacità decisionale la prospettiva europea rimarrà una chimera, destinata ad occupare le oziose discussioni dei politologi e altri accademici.

Bisogna però rimarcare che le condizioni per questo approdo comune, ovvero un fortissimo sentimento di appartenenza a questo orizzonte, non sembrano assolutamente esserci nei vari popoli europei, rendendo futile anche solo discutere di questa questione.

Alberto Fioretti

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