Un centro che sembrava destinato a valorizzare e vivacizzare quel quadrante e che oggi appare ricoperto da una patina di opacità che chissà se verrà mai tolta

Il tramonto sicuramente c’è così come il viale immaginario che la Terra, ruotando, fa compiere al Sole. E c’è anche la struttura, quella di Parco Leonardo, il grosso centro commerciale a due passi dall’Aeroporto di Fiumicino che ha portato ad un cambiamento radicale della zona da quando è stato inaugurato, nel 2005 (anche se i primi appartamenti furono venduti nel 2003), sino ad oggi.

Era più di un anno che non mi recavo in quella realtà che ben conosco e che mi riporta indietro nel tempo quando la campagna era a perdita d’occhio. Parco Leonardo non è solo un centro commerciale ma un insieme di palazzi costruiti tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000 che costituiscono una “cittadella” residenziale nei cui pressi sorge anche la Fiera di Roma. All’interno del Parco vi è anche un cinema multisala e fast-food che servono a rendere più movimentata la zona.

Certo, nonostante vi sia una linea ferroviaria che unisce l’Aeroporto alla Capitale, l’autostrada e la via Portuense, nell’immaginario collettivo questo luogo appare ancora lontano e scomodo da raggiungere. E in effetti, le case che vi sono sorte avrebbero dovuto rappresentare un vantaggio per tutti coloro che lavoravano e lavorano all’Aeroporto o nel Comune di Fiumicino. Vero è che con la difficoltà sempre più grande di acquistare o prendere in affitto immobili all’interno del Grande Raccordo Anulare, molta gente ha preferito spostarsi di alcuni km per riuscire ad abitare in strutture nuove e, al tempo stesso, economicamente fattibili.

Qualche sera fa sono stato con mia moglie a mangiare in uno dei locali ivi presenti e, dopo una lunga assenza, ho avuto una sensazione tutt’altro che gradevole. Ad onor del vero, va detto che quella zona non ha mai avuto una “movida” al pari di quella romana a cui siamo ormai abituati, tranne nei fine settimana; ciononostante, pur essendo un venerdì, abbiamo trovato una situazione abbastanza degradante.

Eravamo ancora sulla Portuense quando l’attenzione ci è andata nel punto in cui dominava la grande scritta luminosa “Parco Leonardo”. Dominava, perché al suo posto oggi ci sono marchi di altre strutture. Ma fin qui, nulla di cui stupirsi: è normale che vi siano dei cambiamenti anche in questo senso.

La brutta sensazione è sorta quando siamo entrati nel garage e siamo arrivati nel settore in cui, abitualmente, eravamo soliti parcheggiare. Il deserto! A farla da padrona, scritte sui muri fatte da imbrattatori seriali che, è lecito pensare, abbiano dimestichezza non solo con le bombolette spray ma anche con bottiglie di alcolici e siringhe; un carrello della spesa rovesciato e le sbarre poste all’uscita distrutte o mancanti. Ci siamo, dunque, spostati in un’altra sezione dove erano presenti un po’ più di vetture.

Usciti dal parcheggio abbiamo notato come una delle porte dell’ascensore che conduce in superfice, fosse staccata in basso (al punto che si vedeva l’interno della tromba) e un bancale in legno era stato posto davanti e fermato con un nastro adesivo bianco/rosso per “evitare” incidenti. Usciti a “riveder lo cielo” (mi si consenta questa espressione poetica), una serie di negozi abbandonati. Lì dove un tempo sorgevano attività commerciali, oggi ci sono locali vuoti, a conferma di come i costi d’affitto siano alti ed insostenibili.

Davanti a noi, l’UGC, il multisala menzionato nelle precedenti righe, pressoché vuoto con pochissimi cartelloni esposti di film in programmazione. Anche il locale in cui ci siamo recati, Old Wild West, da sempre pieno di persone, aveva 3 o 4 tavoli occupati (compreso il nostro) e con un orario ridotto (la cucina chiude alle 23.30 e non più oltre la mezzanotte come qualche tempo fa).

Insomma, una situazione abbastanza sconfortante per quello che appariva come un centro destinato a valorizzare e vivacizzare quel quadrante e che oggi sembra essersi avviato sul viale del tramonto. Sono tornato il giorno seguente per effettuare delle foto e, nonostante ci fosse un po’ più di vita, la brillantezza di un tempo, sembra essere stata ricoperta da una patina di opacità che chissà se e quando verrà tolta.  

Stefano Boeris

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