Una vera e propria rivisitazione del pentagramma romanesco, nel pieno rispetto dei testi e delle musiche originali, che parte da fine ‘800 fino al periodo dell’immediato dopoguerra
Esistono rappresentazioni che possono lasciare l’amaro in bocca allo spettatore per via di pesantezze, ridondanze, inceppature e quant’altro; ve ne sono altre che, al contrario, non ci si stancherebbe mai di vedere. È il caso di “Semo o nun semo”, lo spettacolo in scena dal 12 al 17 marzo al Teatro Olimpico che vede la regia di Nicola Piovani e le voci (in ordine alfabetico) di Sara Fois, Pino Ingrosso, Donatella Pandimiglio, Carlotta Proietti e Massimo Wertmüller.
Una vera e propria rivisitazione del pentagramma romanesco, nel pieno rispetto dei testi e delle musiche originali, che parte da fine ‘800 fino al periodo dell’immediato dopoguerra. La canzone popolare romana è sicuramente meno affermata rispetto, ad esempio, a quella napoletana. Come lo stesso Maestro Piovani ha asserito “con le canzoni popolari napoletane ci si potrebbero fare concerti 365 giorni l’anno. Proviamo a vedere se con quella romana riusciamo a fare una serata!”. Sicuramente l’esperimento è riuscito in pieno.
“Semo o nun semo” vuole non soltanto far rivivere la Roma di un tempo ma soprattutto portare gli spettatori a conoscere quella meravigliosa musicalità che il dialetto romanesco aveva e che oggi è andata in larghissima parte perduta.
Fonte: Teatro Olimpico
Sì, perché anche a causa di un pessimo contributo dato da film e comici di bassa lega, l’idea del “romanesco” è diventata volgare e squallida. Al contrario uno spettacolo come questo vuole riportare in auge certe espressioni che le nuove generazioni non conoscono affatto e, se vogliamo, continuare a preservarne la bellezza e la musicalità, esattamente come fece il Maestro Gigi Proietti nel corso della sua Carriera. Forse, l’ultimo custode di una certa romanità!
Stornelli, serenate e saltarelli sono stati magistralmente interpretati dalle voci femminili e maschili in scena: ognuno, con la propria personalità, ha dato spessore e vita a testi ormai lontani nel tempo ma che, ad un ascolto attento, hanno ancora tanto da insegnare e tanti nessi col presente.
Carlotta Proietti, Donatella Pandimiglio e Sara Fois si sono calate nei ruoli delle donne romane “de ‘na vorta”; con le loro splendide voci hanno raccontato sentimenti, comportamenti e stili di vita che avremmo potuto riscontrare in certi rioni della Capitale.
Pino Ingrosso (col suo particolarissimo timbro) e Massimo Wertmüller (voce narrante di tutta la storia musicale) hanno dato vita a duetti spassosissimi portando il pubblico a ridere “de core”.
Fonte: Corriere TV
Infine, un plauso al Maestro Nicola Piovani che ha voluto dedicare lo spettacolo alle mamme del Trionfale, quartiere legato alla sua infanzia in cui si è imbevuto di quel romanesco che ha saputo magistralmente mettere in scena anche grazie ai testi firmati da Pietro Piovani.
Fonte: Accademia Filarmonica Romana
Una bellissima serata, dunque, che ho avuto il piacere di gustare per la terza volta. Eh già, perché, di certi spettacoli non ci si stanca mai. Un’atmosfera resa ancor più familiare grazie alla presenza in sala di attrici ed attori a cui sono legato da una bella amicizia. Ritrovarsi assieme per gustare uno spettacolo di così alto spessore ha dato quel punto in più alla serata.
Come amo spesso dire, Roma fa parte del mio DNA ed il rapporto di Amore (e qualche volta anche di Odio) che ho con questa Città è indissolubile. Ma questo non vale solo per me ma per tutti coloro che per nascita (come il sottoscritto) o adozione si sentono romani.
Perciò “Semo o nun semo”? Se “semo”, non è possibile mancare a questo appuntamento!
Stefano Boeris