Un mercato libero dei servizi essenziali deve sempre prevedere delle tutele, in assenza delle quali prevarrà l’interesse privato, sulla pelle di tutti
La fine del mercato tutelato, nel settore energetico, determina la fine di un’era che ha visto un modello neoliberista imprimere una direzione netta verso il libero mercato.
Partiamo dalle fondamenta. I modelli di mercato controllato sono tutti quelli che si riferiscono alle economie a forte accentramento statale, che permane ancora in regimi o paesi a forte trazione governativa, basti pensare a Cuba o alla Cina. Di mezzo ci sono tutte quelle realtà che, seppur indirizzate verso mercati liberi, mantengono alto il livello di controllo da parte di enti pubblici e comitati di garanzia. Infine, il mercato libero, dove in regime di massima concorrenzialità, spetta al mercato autodeterminarsi.
In linea teorica dagli anni ’70 ad oggi, gran parte del mondo occidentale ha conosciuto una graduale trasformazione dei mercati, con un decentramento sempre più evidente dello Stato a favore di privatizzazioni e liberalizzazioni, spesso selvagge e non controllate. Ad imprimere un ulteriore svolta, la globalizzazione. Mercati liberi, globali, interconnessi, creano facilità di scambio, ma anche scompensi gravi tra economie totalmente differenti.
Fonte: corriere.it
Le licenze, i brevetti, i permessi, hanno lasciato spazio alle dinamiche di domanda e offerta. Le liberalizzazioni hanno portato maggiore concorrenza, ma hanno anche determinato più margine per i grandi capitali che, potendo generare economie di scala, hanno compresso le piccole economie, sfidandole sul piano delle ore lavorate, aperture 7 su 7, 24 ore al giorno, su grandi stock di acquisti e grandi quantità di vendite.
Un percorso che stride però con le evidenze di un sistema sociale, ancor prima che economico, la cui vulnerabilità, accentuata in pandemia, ha indicato la necessità di interventi pubblici a sostegno, di welfare, salute, e di politiche di gestione complessiva di uno sviluppo economico, digitale, sostenibile. Ancor più se si tratta di beni e servizi primari.
Così, dopo un periodo buio, dovuto ad uno scenario internazionale caotico e ad un’inflazione per molti aspetti speculativa, gli italiani si allineeranno agli standard europei del libero mercato energetico e, sebbene l’ultimo anno passerà alla storia per i prezzi più che raddoppiati delle bollette, ora spetterà al libero mercato fare i prezzi, senza la tutela dello Stato.
Il vantaggio maggiore è quello di un possibile livello di concorrenza che permetterà di avere scelta e offerte commisurate alle proprie esigenze; il pericolo più insidioso, è quello di vedere realizzarsi dei cartelli per il livellamento dei prezzi, spingendo così al rialzo non solo i costi ma anche i rischi contrattuali dei consumatori.
E lo Stato potrà fare ben poco, se non intervenire con denaro pubblico, esattamente ciò che richiede il mercato finanziario, in linea con una politica neoliberista speculativa e predatoria.
Un mercato libero, nel campo dei beni e dei servizi essenziali, deve sempre prevedere delle tutele, come leggi anti-speculazione, tassazioni di extra profitti, fasce di protezione, in assenza delle quali prevarrà l’interesse privato, sulla pelle di tutti, anche quando, invocando l’aiuto dello Stato, immetteremo altro denaro pubblico nelle tasche dei privati.
Alberto Siculella