18 dicembre 1976: una data indelebile nella Storia del Tennis Azzurro. I tennisti sentivano l’orgoglio di rappresentare la Nazione, dando passione e di spirito di sacrificio
È un ricordo indelebile, quello del 18 dicembre 1976, che suscita ancora oggi forti emozioni. Al contrario di altri colleghi interessati principalmente ai tornei individuali, i tennisti azzurri sentivano l’orgoglio di rappresentare la Nazione e davano quel valore aggiunto in campo composto di passione e di spirito di sacrificio tanto apprezzato dal pubblico.
La squadra italiana del 1976 era forte a cominciare dai due singolaristi: Adriano Panatta, vincitore in quell’anno degli Internazionali di Roma e di Parigi, costituiva l’essenza del tennis dove trovavano posto estetica, classe e talento, mentre Corrado Barazzutti era l’emblema del combattente, dotato di una regolarità impressionante nel palleggio da fondo campo.
La formazione si avvaleva anche di Paolo Bertolucci, impiegato in doppio con Panatta, dotato di gran tecnica e intelligenza tattica, e di Tonino Zugarelli, di carattere silenzioso, riserva di lusso capace di giocare anche su superfici veloci.
Nicola Pietrangeli era il capitano non giocatore di quella squadra, subentrato a Fausto Gardini ritenuto responsabile delle eliminazioni nelle due edizioni precedenti. Venne confermato a capo della direzione tecnica Mario Belardinelli, professionista molto rigido ed attento alla disciplina.
Fonte: Super Tennis
Tutto facile per gli Azzurri nei primi incontri giocati in casa sulla terra rossa: 5-0 alla Polonia (Firenze 30 aprile-2 maggio), 5-0 alla Jugoslavia (Bologna 21-23 maggio), 4-0 alla Svezia, campione in carica priva di Borg (Roma 16-18 luglio). Contro l’Inghilterra (Wimbledon 5-7 agosto) Pietrangeli decise di schierare in singolare Zugarelli in quanto più adatto di Barazzutti per la superfice in erba e tale scelta fu premiata da due vittorie. Finì 4-1 per l’Italia che perse il punto del doppio in modo dissennato. Passato il turno, in semifinale, la squadra azzurra affrontò sulla terra rossa del Foro Italico (Roma 24-27 settembre) la temibile Australia. Vinse l’Italia con un sofferto 3-2 che valse l’accesso in finale. Il punto decisivo lo conquistò Panatta che riuscì ad avere la meglio sul mitico John Newcombe, dopo aver perso il primo set e vinto a fatica il secondo. Nell’altra semifinale il Cile sconfisse di ufficio l’URSS per il rifiuto dei sovietici di incontrare gli avversari in segno di protesta contro il regime di Pinochet.
La finale si sarebbe disputata a Santiago del Cile e questo fatto generò nel nostro Paese un ampio dibattito, con il coinvolgimento di una marea di soggetti dal mondo della politica a quello dello spettacolo, incentrato sull’opportunità di partecipare onorando l’evento sportivo o di disertare in ossequio al valore della libertà. Sulla decisione definitiva da prendere, Governo, CONI e Federtennis tergiversarono per lungo tempo; poi, su pressione di Pietrangeli, la Federtennis autorizzò la trasferta.
Fonte: tennis magazine italia
A livello tecnico, sulla terra rossa di Santiago, non sussisteva il confronto, i tennisti cileni erano di gran lunga inferiori ai colleghi italiani. Venerdì 17 dicembre cominciarono gli incontri, Barazzutti e Jaime Fillol furono i primi a scendere in campo.
Corrado, per la grande tensione, non riuscì ad esprimere il suo consueto tennis da fondo campo. Anche Fillol giocò sotto il suo standard per l’emozione. Barazzutti perse il primo set e con gran fatica vinse i due successivi. Approfittò del riposo tra il terzo ed il quarto set per sciogliere la tensione ed al ritorno in campo chiuse il match con un secco 6-1.
Nel singolare a seguire non ci fu proprio storia, Panatta travolse Pato Cornejo in tre set e diede il secondo punto all’Italia. Il giorno successivo, sabato 18 dicembre, scesero in campo le coppie del doppio. Panatta e Bertolucci si presentarono con un’inattesa maglia rossa che passò alla storia e divenne il simbolo di quella trasferta in Cile. La coppia Cornejo-Fillol si aggiudicò il primo set, quella italiana il secondo ed il terzo set concluso per 9-7.
Dopo il riposo, Panatta e Bertolucci tornarono in campo in maglia blu e vinsero l’incontro con un secco 6-3 al quarto set. Con il punto del doppio, l’Italia aveva conquistato la sua prima Coppa Davis! Lo sportivo pubblico cileno applaudì gli Azzurri con l’insalatiera alzata in cielo nel giro di campo riservato ai vincitori. Gli appassionati di tennis in Italia poterono gioire sentendo la diretta radiofonica di Mario Giobbe su GR2. Venne vietata la diretta televisiva, fu consentita solo la differita in cui il telecronista Guido Oddo “spoilerò” la vittoria della Coppa Davis all’inizio della partita di doppio.
Nella giornata conclusiva, domenica 19 dicembre, Panatta piegò Fillol dopo oltre tre ore di match, poi scesero in campo le riserve e Prajoux sconfisse Zugarelli. Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli arrivarono altre tre volte in finale ma non ce la fecero a bissare l’impresa. Ci riusciranno i fantastici Azzurri condotti da Sinner nella meravigliosa sera di Malaga del 26 novembre 2023.
Gian Luca Cocola