La rivelazione del New York Times: il piano dell’attacco di Hamas era a conoscenza di Israele da più di un anno. Fu però ignorato e liquidato come mera ambizione
Il NYT (il quotidiano statunitense New York Times) rivela al mondo che l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso era un progetto a conoscenza dei servizi segreti israeliani da almeno un anno. Ma i funzionari israeliani lo liquidarono come semplice ambizione, decidendo di ignorarne gli avvertimenti specifici.
Il lungo articolo del 30 novembre sul NYT, ripreso anche il 1° dicembre, è firmato dal giornalista Ronen Bergman, corrispondente del New York Times Magazine dalla sede di Tel Aviv.
Bergman è anche autore di “Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations” (edito da Random House).
Il piano di battaglia di Hamas, per sferrare l’attacco terroristico del 7 ottobre, era dunque noto da oltre un anno prima che accadesse. Lo dimostrano documenti, e-mail e interviste, come asserisce Bergman, ma i dirigenti dell’esercito e dell’intelligence israeliani lo hanno ritenuto troppo difficile per poter essere realizzato davvero da Hamas.
Il documento in questione, di circa 40 pagine, è stato chiamato dalle autorità israeliane “Muro di Gerico”. Il testo indicherebbe, punto per punto, il tipo di devastante infiltrazione e invasione che ha portato alla morte di oltre 1.200 israeliani, senza contare le vittime della successiva reazione militare di Israele contro Gaza.
Ad Ashkelon una donna israeliana corre verso lo shelter di casa sua – Fonte: Tamir Klifa per il NYT
Il documento, esaminato dal New York Times, non fissa una data per l’attacco, descrive però il metodo progettato per sopraffare le fortificazioni attorno alla Striscia di Gaza, prendere il controllo degli insediamenti abitati dagli israeliani e assaltare le principali basi militari, incluse alcune divisioni e sedi centrali.
La precisione di Hamas nel mettere in atto il piano è scioccante. Nel testo sono precisate le raffiche di razzi per avviare l’attacco, i droni per mettere fuori uso le telecamere e le mitragliatrici automatiche piazzate lungo il confine con la Striscia, il numero di uomini armati che si sarebbero riversati in Israele con parapendii, motociclette e a piedi. Tutto ciò è successo davvero lo scorso 7 ottobre.
Il piano include anche dettagli sulla posizione e le dimensioni delle forze militari israeliane, sugli snodi di comunicazione, oltre ad altre informazioni sensibili, tanto da sollevare dubbi – ora che è successo quello che è successo – su come Hamas abbia potuto raccogliere i dati e se ci possano essere state fughe di notizie dall’interno dell’establishment della sicurezza israeliana.
Nel suo articolo, Bergman scrive che il piano è circolato ampiamente tra i leader militari e dell’intelligence israeliani, salvo il fatto che gli esperti stabilirono che un attacco di quella portata andava oltre le capacità di Hamas. Non è chiaro se il documento sia stato mostrato anche al primo ministro Benjamin Netanyahu o ad altri importanti leader del governo.
Oltre un anno fa, poco dopo l’ottenimento del documento, i funzionari della Divisione Gaza dell’esercito israeliano, responsabile della difesa del confine fra Israele e Gaza nord, affermarono che le intenzioni di Hamas non erano chiare. “Non è possibile determinare se il piano è stato pienamente accettato e come si concretizzerà“, riporta una valutazione militare che il NYT afferma di avere esaminato.
Nel luglio 2023, tre mesi prima dell’attacco, un analista veterano dell’Unità 8200, una delle agenzie israeliane di intelligence, aveva informato che Hamas aveva condotto un’intensa esercitazione di addestramento per un’azione che sembrava molto simile a quanto delineato nel documento. Un colonnello della Divisione Gaza, però, ha ignorato ogni eventuale preoccupazione, riporta il NYT. Eppure, con il “senno” di poi, oggi è possibile affermare che l’esercitazione di Hamas corrispondeva pienamente al contenuto del “Muro di Gerico”.
I dirigenti, adesso, ammettono in privato che, se i militari avessero preso sul serio questi avvertimenti e reindirizzato significativi rinforzi verso il sud di Israele, dove Hamas ha attaccato, Israele avrebbe potuto smontare gli attacchi e forse addirittura impedirli. Invece, l’esercito israeliano è risultato impreparato, mentre i terroristi si infiltravano dalla Striscia di Gaza e perpetravano l’attacco del 7 ottobre.
Il documento del “Muro di Gerico” mette a nudo tutta una serie di passi falsi durata un anno, culminati in quello che i dirigenti israeliani ora considerano il peggior fallimento dell’intelligence dall’attacco a sorpresa che portò alla guerra arabo-israeliana del 1973.
Alla base del fallimento c’è stata la convinzione, fatale e inesatta, che Hamas non avesse la capacità di attaccare e che non avrebbe osato farlo. Questa convinzione era così radicata, riferiscono alcuni dirigenti dell’intelligence israeliana, da ignorare le crescenti prove del contrario.
Attentato del 30 novembre 2023 a Gerusalemme: tre israeliani uccisi più due attentatori – Fonte: AFP
Nell’articolo di Ronen Bergman non è scritto come sia stato ottenuto il documento del “Muro di Gerico”, tuttavia in un memorandum precedente del ministero della Difesa, visionato nel 2016 dal NYT, si afferma: “Hamas intende spostare il prossimo scontro in territorio israeliano”.
Oggi ci viene spiegato che il “Muro di Gerico” prende il nome dalle antiche fortificazioni nell’odierna Cisgiordania. Descrive nel dettaglio gli attacchi missilistici per distrarre i soldati israeliani e costringerli a correre nei bunker, utilizzando anche i droni per disattivare le elaborate misure di sicurezza lungo la recinzione di confine che separa Israele da Gaza.
I combattenti di Hamas avrebbero sfondato, quindi, in 60 punti il muro, facendo irruzione in Israele. Inoltre, il documento inizia con una citazione del Corano: “Sorprendeteli attraverso il cancello. Se lo farai, vincerai sicuramente”. Frase che è stata ampiamente utilizzata da Hamas nei suoi video e nelle sue dichiarazioni sul 7 ottobre.
Miliziani di Hamas sequestrano una jeep militare israeliana dopo essersi infiltrati nel sud di Israele il 7 ottobre scorso – Fonte: Ahmed Zakot per Reuters
Uno degli obiettivi più importanti, secondo il documento, era quello d’invadere la base militare israeliana a Re’im, dove è di postazione la Divisione Gaza, responsabile della protezione. Hamas ha raggiunto questo obiettivo il 7 ottobre, imperversando a Re’im e invadendo alcune sezioni della base.
Israele ha interpretato male le intenzioni di Hamas. Il gruppo aveva negoziato permessi di lavoro per consentire ai palestinesi di andare a lavorare in Israele. I dirigenti israeliani interpretarono queste richieste come un segno che Hamas non stesse cercando la guerra. Ma il 7 ottobre si è rivelato una specie di colpo di stato contro l’intelligence, ovvero uno dei peggiori errori di calcolo in 75 anni di storia di Israele.
In buona sostanza, la Divisione Gaza definì il piano semplicemente “una bussola”, stabilendo che Hamas sapeva dove voleva andare, ma che non era ancora nelle condizioni di arrivarci.
Il 6 luglio 2023, l’analista veterano dell’Unità 8200 ha scritto a un gruppo di altri esperti d’intelligence che dozzine di cellule di Hamas avevano condotto esercitazioni di addestramento alla presenza di alti comandanti di Hamas.
L’addestramento ha compreso le simulazioni per l’abbattimento di aerei, l’occupazione di un kibbutz e di una base di addestramento militare, uccidendo i soldati e anche i civili. Durante l’esercitazione, i combattenti di Hamas hanno usato la stessa frase del Corano che appariva all’inizio del piano di attacco del “Muro di Gerico”.
Il colonnello della Divisione Gaza, però, affermò che l’esercitazione faceva parte di uno scenario totalmente fantasioso e non di un’indicazione della capacità di Hamas di farcela. “Insomma, aspettiamo pazientemente”, scrisse in risposta ai colleghi. “Abbiamo già vissuto un’esperienza simile 50 anni fa sul fronte meridionale, in uno scenario che sembrava immaginario, e la storia potrebbe ripetersi se non stiamo attenti“, replicò ancora (inutilmente) l’analista dell’Unità 8200.
L’incapacità d’interpretare correttamente i segnali riporta alla mente un altro fallimento analitico di oltre vent’anni fa, quando anche le autorità americane ricevettero diversi indizi sul fatto che il gruppo terroristico Al Qaeda stesse preparando un assalto terroristico. Gli attacchi dell’11 settembre del 2001 al World Trade Centre e al Pentagono sono attribuibili in gran parte a un fallimento di analisi e interpretazione corretta, ha poi concluso una Commissione governativa.
Daniela BLU