Occorre ricordare che nel voto all’Onu sulla mozione della Giordania che chiedeva il cessate il fuoco la Francia ha votato a favore, mentre Italia, Gran Bretagna e Germania si sono astenute e gli Stati Uniti hanno votato contro
Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. È il messaggio lanciato da Emmanuel Macron durante i lavori della conferenza internazionale dello scorso 9 novembre a Parigi per sbloccare gli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza. L’iniziativa voluta dal presidente francese ha visto la partecipazione di 50 nazioni, ma senza Israele che ha deciso di non esserci.
Alcuni organi di stampa francesi, come Le Monde e Le Figaro, hanno commentato la “mossa” dell’Eliseo dicendo che, quando non c’è accordo fra le parti coinvolte sul terreno, si organizzano le conferenze internazionali e che la presidenza francese padroneggia alla perfezione eventi come questi.
«Nell’immediato è sulla protezione dei civili che dobbiamo lavorare – ha chiarito il suo pensiero Macron –, per questo abbiamo bisogno di una pausa umanitaria molto rapida». Per il leader dell’Eliseo “la situazione peggiora ogni giorno di più”, ma intanto chiede il rilascio “immediato e senza condizioni” degli ostaggi, visto che “oggi sono i civili di Gaza a soffrire”.
Macron alla Conferenza internazionale di Parigi del 9 novembre – Fonte: Euractiv Italia
«Tutte le vite sono uguali, non esiste un doppio standard» ha ancora aggiunto Macron, che ha ribadito il sostegno a una soluzione a due stati: «La creazione di uno stato palestinese servirà alla sicurezza di Israele».
Di tono diverso, invece, il nostro ministro degli Esteri, nonché vicepremier, Antonio Tajani che ha sostenuto: «Non può esserci un cessate il fuoco finché Hamas lancia missili contro Israele. Vogliamo delle pause umanitarie che permettano di trovare scampo ai civili di Gaza, ma dobbiamo anche preoccuparci della popolazione di Israele sottoposta al lancio di migliaia di razzi. Il nemico è Hamas, sia ben chiaro. I nemici sono i terroristi che si fanno scudo del popolo palestinese». Poi ha aggiunto: «L’obiettivo finale è la pace, ma la pausa umanitaria può permettere di portare in salvo persone attraverso i corridoi umanitari». Tajani si è anche scagliato contro il gruppo terroristico di Hamas e i suoi sostenitori che, anche in Italia, organizzano manifestazioni a sostegno: «Hamas è un’organizzazione criminale e difenderla è un grave errore».
Tajani alla Conferenza internazionale di Parigi del 9 novembre – Fonte: Afp (Agence France Presse)
Bisogna dire che alla conferenza internazionale di Parigi erano presenti numerosi stati arabi, rappresentati prevalentemente però da figure ministeriali. L’Egitto, che controlla il checkpoint al valico di Rafah, ha inviato il ministro degli esteri Sameh Shoukry, mentre per l’Autorità nazionale palestinese era presente il primo ministro Mohammad Shtayyeh. Per l’Unione Europea c’erano la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.
Conferenza internazionale di Parigi del 9 novembre – Fonte: Afp (Agence France Presse)
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, attaccato duramente nei giorni scorsi da Israele per le sue affermazioni (“la punizione collettiva dei palestinesi costituisce un crimine di guerra, così come l’evacuazione forzata illegale dei civili”), in un videomessaggio inviato alla conferenza internazionale ha ribadito la necessità di intervenire immediatamente in soccorso degli abitanti di Gaza: «I civili a Gaza, compresi bambini e donne, affrontano un incubo umanitario senza fine. Alcuni aiuti stanno cominciando ad arrivare, ma è una goccia nell’oceano, i bisogni sono enormi. Dobbiamo intervenire, possiamo aiutare i civili di Gaza a vedere finalmente un barlume di speranza, un segno di solidarietà. Adesso è il momento di azioni concrete, di un cessate il fuoco umanitario immediato».
Gli Stati Uniti erano rappresentati dalla sottosegretaria alla sicurezza civile e ai diritti umani, Uzra Zeya, e da Washington Joe Biden ha escluso la possibilità di un cessate il fuoco al momento, evocando soltanto la pausa di quattro ore concessa dal governo Netanyahu. Il portavoce per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, durante un briefing con la stampa americana, aveva infatti precisato che alcune pause umanitarie (di quattro ore, con un preavviso di tre) erano state consentite da Israele a nord di Gaza. La concessione è un cedimento minimo alle pressioni americane ed europee.
Il nostro Capo di Stato Sergio Mattarella, che si trovava a Tashkent, a colloquio con il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev, ha ripetuto di essere convinto che “l’unica soluzione che porti a stabilità e pace sia quella di due popoli e due stati”. Poi Mattarella ha aggiunto che le vittime civili sono tutte uguali, a Gaza come in Israele. Questa affermazione riconduce in qualche modo alle parole usate anche dallo stesso Macron.
Posizioni politiche, dunque, assolutamente ancora non compatibili fra i vari Paesi europei a cui Macron, con la conferenza internazionale organizzata a Parigi in un lampo, ha cercato di dare una risposta umanitaria, invitando anche le agenzie internazionali (fra le quali Unrwa, Croce Rossa) e le Ong attive in Palestina.
La Francia ha poi annunciato un aumento dei finanziamenti per la Striscia, dai 20 milioni attuali a 100 milioni per quest’anno e in totale le promesse di aiuti arrivano a un miliardo di dollari.
«Se la sola cosa ottenuta sono solo uno o due giorni di tregua è insufficiente – ha commentato Isabelle Dufourny di Médecins sans frontières – e organizzare i soccorsi su un campo di battaglia è impossibile». Intanto, ci sono tonnellate di aiuti in attesa bloccati al confine fra l’Egitto e Gaza.
Daniela BLU