Hannah Arendt, filosofa e storica tedesca, scriveva: «In questo mondo, in cui facciamo ingresso da nessun luogo e dal quale scompariamo verso nessun luogo, Essere e Apparire coincidono»
In questi ultimi mesi quotidiani e media hanno dato rilievo a vecchie problematiche e nuove proposte riguardanti interventi edilizi e urbanistici in parti centrali della città droma: Foro Italico, Fori Imperiali, Circo Massimo sottopasso di Castel Sant’Angelo.
I finanziamenti per il Giubileo e il PNRR hanno acceso o spento i motori per queste opere di restauro, sviluppo e riqualificazione urbana. Il presidente di Sport & Salute Vito Cozzoli ha detto: “Il Foro Italico quest’anno si è superato (si è passati da 95 a 125mila metri quadrati in più); … è più grande, più accogliente, più innovativo, più artistico, con più servizi. La sua bellezza invece è rimasta identica”. (1) Successivamente nel convegno “Sguardi sul/dal Foro Italico” (2) “Storia, sviluppo e innovazione… Vogliamo fare del Parco un veromonumento nazionale ‘vivente’, mettendo a sistema tutti i beni: dagli impianti sportivi agli edifici monumentali e valorizzando gli straordinari contenuti artistici ed architettonici”.
Sono delle affermazioni che lasciano delle forti perplessità. L’essere del progetto originale di Enrico del Debbio e poi di Luigi Moretti viene travisato e appare in tutt’altro modo. I vuoti erano vuoti progettati e vengono riempiti in continuazione con nuove strutture sportive che alterano i rapporti volumetrici e i coni visivi.
È singolare come questo Foro, prima Mussolini e oggi Italico, abbia subito opere, proposte e giudizi e che appaiono sempre lontane dal suo essere. L’aula bunker nella Casa delle Armi, lo Stadio Olimpico, due stadi per il tennis, la senatrice Boldrini che voleva cancellare le scritte sull’obelisco, e per finire Mark Cousins che nel suo visionario documentario ‘la Marcia su Roma’ del 2022 afferma che l’ex piazza dell’Impero andrebbe intitolata piazza della vergogna.
Si può cambiare il significato di ciò che appare ma non il suo essere, concetto che si può estendere all’area archeologica dei Fori Imperiali. Un articolo su un quotidiano romano, (3) annuncia che non si faranno i lavori banditi dal Comune di Roma su via dei Fori Imperiali.
È una buona notizia, perché da quanto pubblicato si trattava soltanto di lavori da Disneyland, (così è scritto) e concordo. Via dell’Impero, sulla scia degli interventi urbanistici europei dell’800, era già nel Piano Regolatore Generale del 1883 e la sua apertura aveva non solo l’intento di riportare alla luce i resti dei fori di Cesare, Augusto, Nerva e Traiano ma anche di creare un tangibile collegamento ideologico tra la Roma imperiale e la romanità fascista.
Il 28 novembre 1932 Mussolini inaugurava via dell’Impero con una parata militare per celebrare la Marcia su Roma, il 2 giugno 1948, divenuta via dei Fori Imperiali, sfila la prima parata militare per celebrare la nascita della Repubblica Italiana.
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, plaude per la rinuncia ai lavori, ammira la vista del Colosseo, e si raccomanda che la parata del 2 giugno si svolga sempre nello scenario di questa via, dimenticandosi dello scenario del Foro Italico.
Siamo d’accordo con il Ministro ma mi chiedo se non sia il momento che l’apparire dei Fori Imperiali cambi di nuovo. Quei fondi destinati a piazzette in aggetto, ad aiuole e installazioni di opere di dubbia arte non sarebbe più opportuno utilizzarli affinché via dei Fori Imperiali si trasformi in un ponte che unisca la stratigrafia della storia fino ai nostri giorni? È una vecchia idea ma perché non rivalutarla visto che oggi si dibatte nuovamente di un ponte ma che divide.
Non vorremmo più polemiche su braccia alzate e sorrisi della seconda carica dello stato ma ci piacerebbe vedere sfilare insieme ai Militari, Protezione Civile, Croce Rossa, Vigili del fuoco ecc., anche i giovani che cercano lavoro, gli immigrati, i ragazzi di Caivano, quelli che con fatica vanno a scuola, le coppie arcobaleno, le donne solo per il loro essere donne e apparire come tali e tutti coloro che rappresentano uno stato democratico e includente.
Sarebbe meraviglioso se il ministro Sangiuliano potesse destinare quei finanziamenti per realizzare una grande area archeologica urbana unica al mondo e comprendente anche il Circo Massimo e qualche strada. È un difficile progetto a lungo termine ma da attuare assolutamente se lo inquadriamo in un imprescindibile cambiamento sostenibile di Roma.
Il Circo Massimo è il sito archeologico il cui essere è svanito apparendo nei modi più disparati. Cava di materiali di recupero, cimitero israelitico, orti, area industriale per la produzione del gas, sede per eventi di massa e concerti. Per svariati motivi, non ultimi di carattere idraulico, non è mai stata fatta una campagna di scavo completa, come proposta dall’archeologo Carandini.
Il costo è elevatissimo e tempi lunghi ma con benefici occupazionali e anche economici, elevatissimi. Il Pantheon in un mese ha incassato 866mila euro. Il realizzando sottopasso di Castel Sant’Angelo è un intervento di riqualificazione urbana che bloccato per anni, poi con i dovuti cambiamenti progettuali, è finalmente iniziato, questo a dimostrazione che le soluzioni sono tante e vanno valutate. 120 milioni di euro sono stati stanziati per il restauro del Foro Italico o per continuare a riempire gli spazi e vuoti e trasformare la Casa delle Armi in museo multimediale dello sport?
Pietrangeli e Panatta non si dispiacerebbero se si realizzasse ex novo e in altro luogo uno stadio del tennis adeguato a un Master ATP 1000. Il loro essere resta indelebile nei marmi del Pallacorda. Lo strumento del concorso dovrebbe essere la norma per attuare gli interventi di trasformazione di parti della città, come i Fori Imperiali e Circo Massimo, è dal confronto delle proposte progettuali che si da democraticamente dignità, centralità e qualità a tutto l’iter del progetto d’architettura.
È dalla comparazione e valutazione di più proposte progettuali che possono nascere nuove indicazioni. Nel suo libro ‘La vita della mente’, Hannah Arendt politologa, filosofa e storica tedesca, nell’incipit scrive: «In questo mondo, in cui facciamo ingresso apparendo da nessun luogo e dal quale scompariamo verso nessun luogo, Essere e Apparire coincidono»
Fonte: Wikipedia
È una affermazione alla quale è complesso rispondere dal punto di vista filosofico ma che ritengo inquietante e realistica se la immaginiamo come suggerimento per una riflessione sulla città.
Paolo Verdeschi
1(ANSA 13maggio 2023)
2 (MAXXI 23 maggio 2023)
3 (Il Messaggero 9 Agosto 2023)