Al Teatro Solís di Montevideo la rappresentazione dell’Opera del Compositore austriaco con la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura
Giustamente definito da Richard Wagner “L’opera delle opere”, il Don Giovanni di Mozart, presentato per la prima volta a Praga nel 1787, è un vero pezzo di architettura musicale e teatrale. Un’opera che per la sua ricchezza concettuale e portata estetica è quasi intoccabile e che al momento di portarlo in scena si rivela una vera sfida al talento e all’immaginazione per qualsiasi regista.
L’opera, su libretto di Lorenzo Da Ponte, ha le sue radici nell’archetipo del libertino, brillantemente ritratto da Tirso de Molina nella sua opera “El burlador de Sevilla”, un essere dispotico che, dalla sua posizione di privilegio economico e sociale, è un vero predatore. Rappresentazione dal vivo di un impenitente che transita alla sua tragica fine senza segni di pentimento o riconoscimento del male causato sul suo cammino.
Nelle mani di Da Ponte, la storia assume un tono fortemente moraleggiante, con la creazione di una galleria di personaggi molto rappresentativi della condizione umana. Il libertino è l’asse attorno a cui ruotano argomenti come l’amore, l’abuso, il sesso, il machismo, la sottomissione e la vendetta, che ancora oggi nonostante i cambiamenti delle società, non perdono di attualità.
Mozart esalta la qualità del libretto con una delle più grandi costruzioni musicali create fino ad oggi, una colonna sonora che sembra esaurire tutte le possibilità espressive, dalla commedia più acuta alla più “tragica” tragedia, passando attraverso momenti di emozione rapita e lirismo. Una vera architettura musicale che non può non essere catalogata come perfetta. Un lavoro che costituisce sempre una grande sfida accettata per la sua stagione lirica 2023 dal Teatro Solís di Montevideo, e che ha visto la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura.
L’allestimento fa leva principalmente su proiezioni che ci trasportano da un vicolo cieco tipicamente newyorkese a lande desertiche desolate. Questa forma sottrae però possibilità espressive in termini di teatralità e pone tutto il peso della scena sul cast.
Pur capendo il tono di “teatro nel teatro” che ha cercato di inscenare il regista Álvaro Brechner (che ha alle spalle una gloriosa carriera nel panorama cinematografico uruguaiano, ma è alla sua prima esperienza lirica), questa direzione ha inficiato le possibilità espressive dei personaggi e ha impoverito la vicenda, date tutte le opportunità di enorme teatralità che l’opera contiene. Una regia forse più vicina a una versione di film d’avanguardia, che a una produzione teatrale.
Il cast ha risposto con grande solvibilità alle enormi richieste di questo lavoro.
Fonte: Ópera Latinoamérica
Alla testa c’è il baritono uruguaiano Alfonso Mujica (che vedremo nella Butterfly al Teatro Colón di Buenos Aires il prossimo novembre), il suo antieroe mette in evidenza i lati più odiosi del suo personaggio, è arrogante, spietato, crudele e violento, e riesce a combinare molto bene questi elementi con una fiera e furba galanteria. Mujica ha un timbro chiaro, robusto e un volume generoso, ha agilità e chiarezza che si manifestano nei recitativi… Un maledetto e galante Don Giovanni.
Da parte sua, il basso-baritono argentino Hernán Iturralde si è unito al padrone, con un Leporello dalla recitazione piuttosto riuscita, picaresco e molto spiritosa.
La Doña Anna di Verónica Cangemi è credibile e impegnata, e il suo volume generoso ha riempito la buona cassa armonica delle dimensioni del Solís.
Eccellente Don Octavio, Leonardo Ferrando si mostra a suo agio sia nel carattere che nello stile, esibendo una recitazione drammatica, senza perdere l’eleganza.
La soprano uruguaiana Sofía Mara completa il quadro di qualità con una Zerlina vocalmente corretta, secondo le esigenze del M° Martín García, mancano forse un po’ di malizia e accento popolare per differenziarsi bene da Doña Ana e Doña Elvira.
Il Masetto del basso-baritono Sebàstian Klastornick è molto convincente, un amante virile, sanguigno e molto dignitoso di fronte agli abusi di Don Giovanni. La voce di Klastornick oggi è tra le più interessanti del panorama rioplatense.
Non ha deluso quindi questa produzione della stagione del Teatro Solís, che vedrà a dicembre un ritorno alla zarzuela dal titolo La Gran Vía di Federico Chueca, Joaquín Valverde.
Roberto Begnini