La Storia dovrebbe essere Maestra di Vita ma la voglia umana di emergere sul prossimo con ogni mezzo fa sì che gli errori del passato si ripetano nel Presente
Quest’anno, assieme a mia moglie, ho avuto il piacere di conoscere in maniera un po’ più approfondita la Francia. Le nostre vacanze, infatti, sono trascorse (in buona parte) nella terra dei nostri “cugini” d’oltralpe.
Conoscevo alcune delle sue realtà geografiche, come quelle della Costa Azzurra o quelle limitrofe al confine spagnolo o, ancora, le località di montagna e, naturalmente Parigi ma, a conti fatti, in quattordici anni di matrimonio (più due di fidanzamento) non eravamo mai stati insieme nella Capitale e, comunque, vi erano luoghi bellissimi che, personalmente non avevo mai visitato.
Il tour, fatto in macchina e rigorosamente attraverso strade statali o tratti autostradali liberi dal pedaggio, ci ha portato in piccole realtà facenti parte di una Francia “sconosciuta” agli itinerari turistici che seguono altre rotte.
Villaggi, comuni o frazioni dove la pietra scura che forma case e chiese è il denominatore comune di questi piccoli ma incantevoli borghi; strade che sembrano vere e proprie tavole da biliardo in cui la manutenzione appare come l’ingrediente principale da usare quando ancora l’asfalto è in buono stato, attraverso l’utilizzo di materiali resistenti visto che pioggia, neve, freddo, caldo, camion ed enormi trattori non mancano neanche lì.
Una condizione, questa, che non poteva non portare ad un triste confronto con le nostre strade Capitoline ed extra (penso ad esempio a quelle umbre) ridotte a colabrodo. Ma andiamo avanti.
Ciò che ci ha sorpreso è stata l’assenza di traffico e il fatto di percorrere decine e decine di km incrociando pochissime altre vetture ma, in compenso, tanti (troppi) autovelox. Altro aspetto, la realtà “sociale” di questi luoghi: alle 22 in punto (o al massimo alle 22.30) scatta il coprifuoco con tanto di spegnimento di luci pubbliche e totale assenza di persone per strada. Una realtà surreale in cui l’unica amica presente è l’oscurità.
Ma viaggiare serve anche a questo: conoscere abitudini e tradizioni locali.
Dunque, dai Castelli della Loira (capolavori d’arte assoluti) a Mont Saint Michel (patrimonio UNESCO), dai piccoli comuni come Vichy, Montrichard. St. Malo, Cancale passando per Pointe Saint Mathieu (il punto più ad ovest francese), Omaha Beach, la spiaggia dello storico sbarco in Normandia, Calais (altro luogo storico per gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e dove oggi c’è l’ingresso al tunnel della Manica) e Dunkerque (punto più a nord della Francia) siamo giunti a Parigi.
Qui, abbiamo coronato il sogno di vivere la Capitale in due ed è stata anche la parte finale del viaggio. Non avevamo prenotato nulla perché non sapevamo quando saremmo giunti. Abbiamo visitato la città dall’esterno eccezion fatta per luoghi come la Basilica di Saint-Denis (dove riposano i resti dei Re di Francia), la Conciergerie, la Torre Eiffel (dopo 2h e 40 minuti di attesa) ed i meravigliosi giardini di Versailles.
E qui entriamo anche un po’ in quello che il titolo di questo articolo ci dice: riflessioni sul passato.
Avremmo voluto visitare il Palazzo ma purtroppo era tanta la gente che è stato introdotto il limite del “numero chiuso” (fortunatamente lo avevamo già visto entrambi e, a Dio piacendo, torneremo a Capodanno per visitarlo insieme). La fortuna, però, ha fatto sì che una sera, per pura casualità, vedessimo delle luminarie alzarsi in cielo da dietro la Reggia. Con l’albergo a due passi e per non stancarci troppo, avevamo deciso di fare una passeggiata verso la cancellata dopo aver cena. Ad un tratto, uno spettacolo mai visto prima: giochi di luce e segni geometrici sono comparsi nel crepuscolo dietro una facciata magnificamente illuminata. Ci siamo avvicinati e abbiamo scoperto che i cancelli erano aperti e che era possibile fare il biglietto per assistere a questo evento.
Senza pensarci due volte siamo entrati ed una musica in pieno stile settecentesco ci ha accompagnati per tutta la durata dello spettacolo: fuochi artificiali improntati ad arte e luminarie raffiguranti segni zodiacali, Sole, Corone e addirittura il volto di Maria Antonietta e quello della Statua della Libertà hanno catturato l’attenzione dei presenti e colorato il cielo rosso scuro di Versailles. Alle nostre spalle la meravigliosa facciata illuminata.
Ecco, dunque, formarsi nella mia mente le riflessioni su un certo passato. Sembrava di vivere all’epoca di Re Sole o di Luigi XVI e Maria Antonietta. Ho sempre avuto seri dubbi sulla validità della Rivoluzione Francese e sull’impronta che essa ha lasciato nella Storia. Ho sempre pensato che, per molti versi, quell’evento sia stato un vero grande bluff storico.
Forse più di qualche lettore inorridirà dinnanzi a queste mie parole ma se analizziamo la realtà dell’epoca potremmo renderci conto di come una vita iniziata e vissuta in uno sfarzo assoluto (tanto per Luigi XVI quanto per Maria Antonietta) non potesse portare a comprendere i veri problemi del popolo parigino. Guardando quello spettacolo ed osservando la magnificenza della Reggia (valorizzata dalla notte e dalle luci) ho compreso, una volta di più, come questi monarchi non potessero, con tutte le migliori intenzioni, capire i bisogni dei loro sudditi. E la Storia si ripete. Se oggi, in cui le notizie si conoscono ancor prima che accadano (mi sia permessa tale forzatura) ancora viviamo un distacco netto tra Potere e Popolo e se oggi, in cui abbiamo esempi storici dalla nostra, la classe politica (almeno da un certo livello in su) ignora determinate problematiche quotidiane che portano ad arrivare alla fine del mese con fatica, figuriamoci nel ‘700 quanto potesse essere netta questa linea di demarcazione fra le parti.
E se la stessa Rivoluzione che, per molti versi, è stata la progenitrice di un’idea Comunista e che aveva in sé valori come la Libertà, l’Uguaglianza e la Fratellanza ha visto scorrere fiumi di sangue ed un’implosione che ha portato i suoi artefici alla ghigliottina per una situazione che era totalmente sfuggita di mano dando vita al periodo del “Terrore”, viene da chiedersi se abbia ancora senso lottare per un ideale di uguaglianza che appare più utopistico che reale. Anche perché chi può stabilire che il mio “bene” equivalga a quello del prossimo? Chi può dire che ciò che soddisfa le mie esigenze di cittadino e uomo libero sia valido anche per gli altri?
E così, in questo quadro storico/drammatico, ho riflettuto su come, dopo il periodo rivoluzionario, la Francia sia tornata ad avere ancora una volta una Corona al proprio vertice: Napoleone proclamatosi addirittura Imperatore e Re Luigi XVIII, fratello del Monarca ghigliottinato. Ma la Storia ci dice molto di più.
Luigi XVIII resse il trono per una decina d’anni e proveniva da quella mentalità in cui il Monarca era tale per diritto Divino. Peggio di lui Napoleone Bonaparte che, nei panni di Generale, aveva vissuto il periodo rivoluzionario appoggiando quegli ideali sopra citati che poi, davanti all’egocentrismo umano, hanno avuto la peggio. Oltre ad innalzare sé stesso all’apice della società francese, mise tutti i suoi parenti a capo di mezza Europa.
La Storia dovrebbe essere Maestra di Vita ma la voglia umana di emergere sul prossimo con ogni mezzo fa sì che gli errori del passato si ripetano nel Presente.
Vorrei chiudere questo pezzo con le parole che Danton, uno dei capi rivoluzionari, disse alla fine del processo-farsa quando realizzò che per lui e i suoi compagni non ci sarebbe stata altra sentenza che la condanna a morte e poi davanti al boia Sanson: “Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me… so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo e chiedo perdono a Dio ed agli uomini… non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano, bensì un appello, un’ultima disperata risorsa per uomini disperati e gonfi di rabbia…non sarà necessario trascinarmi a forza sul patibolo… se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo e, più ancora, che abbiamo conseguito e non per salvare la mia vita”. E davanti alla ghigliottina: “Dopo non mancate di mostrare la mia testa alla folla. Sarà un degno spettacolo”.
Stefano Boeris