Quella che fino a qualche tempo fa veniva considerata come la “parente povera” della Banca, oggi è diventata una realtà che suscita molta più fiducia nei cittadini, seppur con tutti i difetti del sistema
Sono ben 160 le candeline che le Poste spengono in questo 2022. Un bel traguardo da quando, nel maggio del 1862, venne istituito questo Ufficio atto a svolgere una funzione indispensabile per la Nazione.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso commemorativo ha definito le Poste “un capitale prezioso: l’azienda ha accompagnato la trasformazione economica e sociale del Paese, queste trasformazioni le ha vissute e fatte proprie”.
A far da eco alle parole del Capo dello Stato, Matteo Del Fante, amministratore delegato della Società: “Poste è un’azienda che riesce a stare sul mercato e produce risultati. E, al tempo stesso è un’azienda che ha anche una funzione sociale per il sistema del Paese. Vogliamo continuare a essere un’azienda che performa, ma anche che va incontro alle esigenze dei clienti”,
L’amministratore ha poi fatto sapere che è anche partito il cosiddetto “progetto Polis” volto a portare i servizi digitali anche nei piccoli comuni ossia quelli che hanno meno di 5.000 abitanti e coinvolgerà 4.800 uffici postali. “E’ un progetto molto ambizioso – ha chiarito – il governo ha allocato 800 milioni di euro ed è partito con l’approvazione del fondo complementare al Pnrr, abbiamo fatto la nostra convenzione col Mise, sono già partiti i bandi e le gare di appalto”.
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, è intervenuto per tale anniversario sostenendo che quello delle Poste rappresenta “un fattore di certezza, di tranquillità, che ha saputo accompagnare l’evoluzione del quadro economico e sociale del Paese attraverso un costante lavoro di modernizzazione e aggiornamento che negli ultimi anni si è fatto particolarmente incisivo e che ha avvicinato ai servizi postali anche tanti giovani. Nell’esperienza di tanti cittadini le Poste sono uno dei segni concreti della presenza pubblica nella vita quotidiana: con le Poste si è instaurata una consuetudine e una reciproca confidenza; l’ufficio postale costituisce uno dei luoghi su cui i cittadini italiani tradizionalmente sanno di poter trovare supporto e un interlocutore imprescindibile per tante imprese e tanti professionisti, così come per le pubbliche amministrazioni, e soprattutto per i piccoli comuni per le attività di tesoreria svolte da Poste. La diffusione capillare nel territorio degli uffici postali costituisce, un vero e proprio presidio”.
Naturalmente, non poteva mancare un apposito francobollo commemorativo, per ricordare i 160 anni di vita delle Poste. Si tratta di un’affrancatura racchiusa in un foglio, circondato da 6 ”chiudilettera”, stampato in rotocalco su carta fluorescente. Il disegno riproduce il logo del 160° anniversario mentre i chiudilettera raffigurano i simboli più significativi adottati via via negli anni dal sistema postale nazionale: si va da quello monarchico del 1862 con lo scudo dei Savoia, a quello del 1947 non più monarchico per poi proseguire col ”gabbiano” stilizzato del 1967 al cerchio con le iniziali PT del 1986; ancora, dalla busta in forma di ala del 1994 all’attuale marchio di Poste Italiane spa del 2005
Certo sarebbe lungo ripercorrere tutta la cronistoria di questo Marchio ma molto sinteticamente diremo che l’eredità venne dall’impostazione delle “Poste di Sardegna” che rappresentavano il servizio di corrispondenza del Regno di Sardegna. Con l’Unità d’Italia, furono assorbite tutte quelle realtà legate ai servizi postali in un’unica identità.
Con la Legge del 5 maggio 1862 n.604 (conosciuta anche come “riforma postale”), ecco che si giunse ad un’amministrazione centrale dello Stato, introducendo il concetto di servizio postale pubblico.
Fu dietro l’iniziativa di Quintino Sella che, attraverso la Legge del 27 maggio 1875 n.2779, furono istituite le casse di risparmio postali, progenitrici dell’odierno Bancoposta.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, anche grazie alla creazione di prodotti come i francobolli commemorativi, i servizi postali aumentarono la loro importanza sul territorio nazionale e nella vita dei cittadini. I “nuovi” servizi includevano la posta aerea operando di concerto con il servizio di posta militare.
Nel 1917 nasce il servizio dei conti correnti postali (che dal 2000 conosciamo come BancoPosta).
Un notevole propellente per le Poste fu il ventennio fascista. In quel periodo, infatti, il Ministero delle Poste e dei telegrafi (la cui abbreviazione “PT” è giunta fino ai giorni nostri) fu trasformato in Ministero delle comunicazioni, diventando un vero polo di potere, anche per essere a servizio della censura.
Nel 1924 furono introdotti anche i “buoni fruttiferi postali”, obbligazioni emesse dalla Cassa Depositi e Prestiti
Nel 1925, con il R.D.L. 520 del 23 aprile, le attività passarono dal Ministero delle comunicazioni alla nuova Azienda Autonoma delle Poste e dei Telegrafi e, tramite il Regio decreto 27 febbraio 1936 n.645, venne riorganizzato il Ministero, con una regolamentazione generale dei servizi, che appartenevano alla competenza e gestione esclusiva dello stato.
La telefonia e la radiofonia rappresentarono per il Ministero una risorsa immensa: ecco, dunque, che si operò per inglobare l’Azienda di Stato per i servizi telefonici e la EIAR, destinata a diventare quella che conosciamo come RAI.
Sarebbero tante le notizie da fornire ma una cosa è certa: quella che fino a qualche tempo fa veniva considerata come la “parente povera” della Banca, anche per via delle strutture meno lussuose di quelle in cui operavano (ed operano) gli Istituti di Credito, oggi è diventata una realtà che suscita molta più fiducia nei cittadini, seppur con tutti i difetti del sistema.
Ormai non ci sono più differenze sostanziali tra le due realtà e anzi, un conto corrente postale può risultare più pratico di uno in banca, non fosse altro che per la capillarità dei suoi uffici e per il fatto di non dover pagare la commissione ad ogni prelievo (visto che gli uffici sono tutti dotati di Postamat) come, invece, accade ad ogni operazione che si fa in sportelli bancomat non legati al “proprio” istituto bancario.
Auguri dunque a Poste Italiane, e che i servizi possano migliorare sempre più per agevolare i cittadini che meritano di ricevere assistenza e professionalità come una Nazione moderna richiede.
Stefano Boeris